Un divorzio tardivo – Abraham B. Yehoshua
Fai quel che vuoi, fate quel che volete, sono con te, sono con tutti. E invece di pensare, sì, Kedmi, invece di pensare io ricordo. Pensa tu per me, pensi Assi, pensate voi tutti, pensi perfino il cane, io sorveglio il ricordo, nessun altro al posto mio.
Se ce n’è un altro…
Un divorzio tardivo è un romanzo di Abraham B. Yehoshua, pubblicato nel 1982.
Un autentico capolavoro di virtuosismo stilistico, è impossibile trovare un libro che gli rassomigli.
La vicenda narrata è piuttosto semplice: Yehudà torna dall’America in Israele appositamente per divorziare dalla moglie Na’omi, che in passato ha tentato di ucciderlo ed è per questo rinchiusa in un manicomio. La trama è però straordinariamente impreziosita dal modo in cui l’autore conduce la narrazione: non è adottata un’unica focalizzazione, ma questa è diversa in ogni capitolo.
Ogni personaggio ha voce, ed è una voce unica, con uno stile a sé, inconfondibile, monade dalla solitudine infrangibile. Quasi come a voler dimostrare la sua assoluta padronanza delle tecniche narrative e della parola, Yehoshua sviluppa per ogni personaggio un particolare modo per esprimersi: si ottiene così lo stile ingenuo e triste del piccolo Gadi, bambino affettuoso e un po’ complessato, quello ridicolmente teso al sublime e al tragico di Dina, quello cinico, sprezzante e sarcastico di Kedmi, tutti membri della famiglia che Yehudà ha lasciato in Israele. Perfino la moglie Na’omi ha un capitolo tutto per sé, e sorprende di trovarla più lucida di quanto non ci raccontino tutti gli altri personaggi, cosa che fa dubitare su chi sia realmente malato, e chi sano.
Bianco e nero
La storia si impernia infatti sul labile confine tra follia e saviezza: una persona che appare come assolutamente normale, può invece essere preda della pazzia in momenti inimmaginabili, e ciò si rivela nelle parole di Gadi, quando dice “mi ha tirato fuori di bocca racconti che non sapevo che li sapevo”.
Vi è dunque in noi un lato che non conosciamo, che ci è ignoto, ma abbiamo a disposizione due mezzi per conoscerlo il più possibile: uno è sicuramente il racconto, la letteratura, la cui funzione catartica e purificatrice è nota dalla notte dei tempi, l’altro è certamente la psicoanalisi.
Alla psicologia Yehoshua dedica molto spazio nella sua letteratura, e infatti un intero capitolo di questo libro è proprio incentrato sullo scambio di battute fra uno psicologo e un paziente. Ciò non stupisce, se si considera il grande aiuto che Yehoshua ricevette nella stesura dei suoi romanzi dalla moglie psicanalista, Rivka.
Si sente che respirano
Questo minuzioso lavoro di stile e approfondimento psicologico dà vita a una serie di personaggi talmente ben caratterizzati da apparire vivi, in carne ed ossa, e non come un mucchio di parole stampate su carta. Si fa fatica a credere di non aver realmente giocato con Gadi e i suoi bachi da seta, di non aver scritto racconti con Dina, di non essere stati in un manicomio che si affaccia sul mare e dove i pazienti sono sottoposti a elettroshock.
Un libro che vi farà dimenticare di star solo leggendo, e non vivendo, una storia, ed è pertanto da considerarsi un capolavoro imperdibile.
Buona lettura!