Tristana – Benito Pérez Galdós
La sfinge ha dischiuso le sue marmoree labbra sul mio destino, e mi ha detto che per essere libera e onorata, per essere indipendente e vivere solo del mio lavoro, devo fare l’attrice. E io ho assentito, approvo, mi sento attrice. Sin qui dubitavo di possedere il talento necessario alle scene, ma adesso sono sicura di esserne fornita. Dentro di me, è proprio lui, il talento, a gridarmelo. Mettere in scena gli affetti e le passioni, fingere la vita! Gesù, più facile di così! E per me poi, che sento non solo quel che sento, ma quanto sentirei, se la vita volesse mettermi di fronte altri scenari!
Il secondo più grande
Ci troviamo di fronte all’opera di uno dei più importanti scrittori realisti europei, nonché il più grande autore spagnolo dopo Cervantes: l’opera è Tristana e l’autore è Benito Pérez Galdós.
Tristana, a dire il vero, è tra le opere meno conosciute di Galdós, e tuttavia è affatto meritevole di attenzione. Il romanzo viene pubblicato nel 1892, il Romanticismo è già superato, eppure in questo libro se ne avvertono ancora tutti gli strascichi: la protagonista Tristana è un altro fiore che si aggiunge al giardino letterario ottocentesco popolato da figure femminili, si pensi alle conosciutissime Madame Bovary e Anna Karenina, e alla meno conosciuta Presidentessa di Clarín. Tutte queste donne, per quanto distanti tra loro, sono accomunate dall’ambizione, dal desiderio di vivere un’esistenza diversa, e si aggrappano ad un loro amante come se costui potesse salvarle: ma l’amante nient’altro vuole che godere delle carezze amorose, e alla fine per queste nostre eroine si profila obbligatoriamente una fine tragica. È d’altronde proprio traendo spunto dal romanzo di Flaubert che viene coniato il termine “bovarismo“, che sta ad indicare l’insoddisfazione spirituale e il desiderio di evasione dalla realtà: tutto questo appartiene a Tristana.
Tristana e Don Lope
Tristana è una ragazza che rimane orfana e viene adottata da un amico di famiglia, Don Lope, un personaggio davvero particolare: Don Lope non esita a vendere le sue ricchezze per aiutare i suoi amici, ha modi di fare cavallereschi e lineamenti nobili, tutti in lui suggerisce l’idea di un uomo di altri tempi. Eppure questo personaggio, che appare quasi come un eroe di antichi poemi, ha un debole, che farà sì che Tristana, nonché il lettore, provi una forte repulsione nei suoi confronti: Don Lope è un donnaiolo senza speranza. Prova tanto rispetto per i suoi amici, quanto disprezzo per l’istituzione del matrimonio, e nessuna morale lo ferma di fronte a una donna attraente; così, quando Tristana inizia a fiorire nel pieno della sua giovinezza, senza rendersi conto di ciò che giusto e sbagliato, diventa l’amante indifferente di un uomo molto più grande di lei, dell’uomo che l’ha adottata.
Tristana e Horacio
Ad inizio romanzo abbiamo quindi un uomo maturo, più vicino alla morte che alla sua giovinezza trascorsa, e una giovane bella che invece alla giovinezza si è appena affacciata: è chiaramente un equilibrio precario, al quale basta il soffio di una brezza per rovinare definitivamente, e la brezza è data dalla comparsa di Horacio, un affascinante giovane pittore. Horacio e Tristana, come è prevedibile, si innamorano e iniziano una segreta corrispondenza, temendo la gelosia di Don Lope. Questa corrispondenza è l’autentico nucleo del romanzo, e attraverso le parole dei due innamorati che elaborano un loro proprio linguaggio, assistiamo all’evoluzione del loro rapporto: l’infatuazione febbrile con le promesse di amore eterno, la passione incontrollabile, la ricerca dell’origine di questa passione e quindi l’amore spirituale, e i progetti per il futuro, e qui avvertiamo la prima nota stonata del quadro idilliaco. Tristana in realtà non è tanto innamorata di Horacio, quanto affascinata dal suo talento: più lui dipinge bene e fa sfoggio della propria cultura, più lei lo ama. In cambio, Horacio ama la bellezza di Tristana e progetta insieme a lei una tranquilla vita domestica, lontana dalla frenesia della città, dove invece la ragazza vuole debuttare come attrice.
Man mano che stanno insieme, Horacio prova sempre più inquietudine nei confronti del talento di Tristana, che in pochissimo tempo ha imparato a dipingere e memorizza con estrema naturalezza brani di testi letterari in spagnolo, italiano e inglese; cerca allora di allontanarsi e di allontanare la sua amata dall’arte, ma Tristana ormai ha assaggiato il nettare degli dèi: vuole uscire, andare in città, fare l’attrice, e ha iniziato a prendere lezioni di inglese, sogna un futuro in cui il pubblico la applaude, ha fame di tutto ciò che il mondo ha da offrirle. Il rapporto si incrina: Horacio dimentica il nomignolo con cui era solito chiamare Tristana, il linguaggio intimo che loro due si erano creati si normalizza e formalizza, a dimostrare come siano diventati sempre più estranei l’uno all’altra.
Tristana e basta
A questo punto, ci sono tutti i presupposti perché Tristana lasci il suo mediocre fidanzato e, con il beneplacito di Don Lope che ha intuito la sua intelligenza e il suo talento, se ne vada per la sua strada nel mondo. Ma Galdós non ha alcuna intenzione di scrivere un romanzo femminista: egli sta scrivendo un romanzo realista, aderisce in pieno al Romanticismo latino che, a differenza di quello tedesco, è sentimentale, sociale, patriottico e moraleggiante. Galdós, come Flaubert e Dostoevskij, vuole farci sbattere il muso contro la realtà nuda e cruda (almeno di quei tempi), propone una letteratura che ci faccia comprendere la società e che ci porti a denunciarla, che ci faccia arrabbiare e reagire, e che ci impedisca di finire come le eroine di questi romanzi, uccise innanzitutto dalla disillusione. Pertanto Tristana non lascerà il suo limitante e limitato fidanzato, e non se ne andrà in giro per il mondo: il destino le farà uno sgambetto, e nient’altro dirò per non rovinare il finale ai lettori.
Buona lettura!