Sylvie – Gérard de Nerval
Ecco le chimere che seducono e travolgono all’alba della vita. Ho cercato di fissarle senza troppo ordine, ma molti cuori mi comprenderanno. Le illusioni cadono una dopo l’altra come la buccia di un frutto e il frutto è l’esperienza. Il sapore ne è amaro: esso ha tuttavia qualcosa di acre che fortifica, mi si perdoni questo stile antiquato.
Anormale
Nell’articolo riguardante la fabula e l’intreccio ho accennato al fatto che Sylvie, questo breve racconto che tanto aveva stregato Umberto Eco, fosse un esempio di intreccio senza fabula, ovvero un racconto dove al lettore vengono presentati degli eventi di cui è difficile ricostruire la storia con filo logico.
All’apparenza una storia senza “storia” pare priva di fascino; ma a questa conclusione possono giungere solo i lettori più superficiali, che collezionano libri solo per intrattenersi.
La verità è che Sylvie può darvi molto più di tanti romanzi dalla trama audace.
Sì, c’è questo e quello
La trama di Sylvie è certamente molto piatta e blanda: il protagonista, un giovane intellettuale parigino, è innamorato di un’attrice, Aurélie. Mentre riflette sulla sua infatuazione, il suo pensiero va a quando anni fa era fidanzato con una bellissima contadina, Sylvie. Lo studente ricorderà poi il motivo che portò all’incrinatura del loro rapporto, quando in una festa egli rimase folgorato dalla bellezza di un’altra fanciulla, bionda, eterea e irraggiungibile: Adrienne.
Il protagonista decide dunque di tornare al paese di Sylvie, per tentare di amarla e di farsi amare ancora; ma le occasioni una volta trascorse sono perdute per sempre: la bella contadina è, ormai, felice con un altro uomo.
Sylvie è un racconto sulle illusioni, sul passato evanescente e insidioso, sul “tempo perduto”, e infatti sarà molto apprezzato da Proust, che lo analizzerà con passione.
Questo tempo che scorre in maniera così irregolare, con continue analessi e prolessi (anche conosciute come “flashback” e “flashforward”), ricrea un’atmosfera nebulosa, dai contorni sfocati e indefiniti, un’ambientazione onirica: Gérard de Nerval dispone gli eventi in modo tale che si perda il senso dell’orientamento, che non si abbia più un tempo di riferimento, muovendosi di conseguenza in una dimensione distorta, proprio come accade nei sogni e nei ricordi di eventi lontani.
Cuore romantico
Lo studente parigino non ci racconta la cronaca dei suoi amori, ma ci narra di come egli abbia tentato di riacciuffare un’ombra tremolante appartenente ai suoi ricordi, di come si sia sforzato invano di ricreare un contesto della sua infanzia e adolescenza che ormai è stato distrutto dal correre indefesso degli anni. È questo un tema deliziosamente romantico e ricorrente in molti autori del periodo di Nerval; pensiamo ad esempio a Il sabato del villaggio leopardiano: la fanciulla porta in mano uno splendido mazzo di rose e di viole, due fiori che fioriscono in mesi diversi e che non possono realmente coesistere nel medesimo bouquet…
Questo è il Romanticismo, il fuggire dal tempo reale per rifugiarsi in un tempo onirico, ovattato, confortante, perché è nei sogni e nell’ebbrezza che emerge il nostro Io più autentico, ed è solo in questo stato confuso che “molti cuori comprenderanno”.
Come sempre, buona lettura!
La tua “analisi” è molto bella, dolce e chiara. Sylvie è da leggere ma soprattutto da Rileggere, più è più volte