L’estate dell’innocenza – Clara Sánchez

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IL GIUDIZIO:

l'estate dell'innocenza

Io non trovavo il modo di fare le cose per bene, né di fare in modo che la vita fosse migliore. La realtà era sempre un osso spolpato da qualcun altro. E, per quanto la circondassi di illusioni, non smetteva di essere un osso spolpato.

Garanzia di qualità?

L’estate dell’innocenza di Clara Sánchez è un romanzo pubblicato nel 1993, ma tradotto in lingua italiana solo nel maggio 2019, dalla Garzanti.
Clara Sánchez è divenuta sinonimo di garanzia, dopo il successo ottenuto grazie al famoso Il profumo delle foglie di limone: per questo motivo, L’estate dell’innocenza è spiccato subito in cima alle classifiche di vendita.

Ma questa volta, i lettori si sono sentiti un po’ delusi: uno stile brachilogico, una trama debole e fatua caratterizza questo romanzo, rendendolo, agli occhi di chi l’ha letto, nettamente inferiore agli altri scritti più noti dell’autrice. Io in realtà dissento: Clara Sánchez decisamente non è tra le mie scrittrici preferite, tuttavia questo libro ha una delicatezza e un’originalità che meritano di essere riconosciute. Ma cominciamo dal principio.

Beatrice rimembri ancora…

Protagonista e voce narrante si concentrano nella figura di Beatrice, che, ormai adulta e scrittrice, rimembra un particolare periodo della sua infanzia: l’estate dei suoi dieci anni.
La quarta di copertina ci dice che Beatrice, in questa particolare estate, perde definitamente la sua innocenza, entrando infine nel mondo degli adulti; ma ciò non accade in seguito a un evento esterno e traumatico, come per Agostino, protagonista dell’omonimo romanzo di Moravia. Infatti L’estate dell’innocenza non è un libro narrativo, non pretende di raccontare fluentemente una lunga storia, bensì è deliziosamente intimo, concentrato sui moti interiori di una bambina che cresce e asseconda l’evoluzione della propria natura.

E non di una bambina qualsiasi: Beatrice è una bambina intrisa di tristezza, timida, schiva, attenta ai dettagli. Ha, in breve, la personalità sensibile degli scrittori, la delicatezza degli artisti che non sanno chiudere gli occhi di fronte alle imperfezioni della vita e si struggono per la loro incapacità, nonostante gli sforzi, “di fare in modo che la vita fosse migliore”. Il suo carattere, che stride con quello degli altri personaggi, ad esempio con quello della sorella, ferma e decisa nei suoi capricci, entra invece in sintonia con i sognatori, come suo zio Albert, che vengono inevitabilmente poi schiacciati dalla realtà dei fatti.

Ci siamo divertiti, ora basta

La “perdita dell’innocenza” consiste proprio nel constatare di non poter vivere di illusioni e di sogni, e di essere costretti ad aver a che fare con la vita reale, senza poter avere la pretesa di cambiarla. In questo modo, si capisce come oggetto della narrazione non sia un concatenarsi di eventi e colpi di scena, ma l’evoluzione di una personalità infantile: un tema per molti non avvincente, ma di certo delicato, destinato a quei pochi che nella crescita di Beatrice riescono a rispecchiarsi.

Sebbene non ami affatto lo stile brachilogico e la sintassi frammentata (e spiego il perché nell’articolo sul tempo narrativo), trovo che entrambi siano adatti a questo romanzo: trattandosi di un libro breve, non incline alla narrazione fluente ma votato piuttosto ai ricordi di un passato doloroso, le frasi spezzate e i periodi brevi rendono molto bene la gravità e la tristezza di cui tali reminiscenze sono pregne.

Un libro per le vacanze

In conclusione, L’estate dell’innocenza è un libro da leggere tutto d’un fiato, ed è pertanto l’ideale per la stagione delle partenze e delle vacanze, in modo tale che anche sulla spiaggia o durante un viaggio in treno non si perda l’occasione di emozionarsi e di commuoversi.

Buona lettura!

Sara

Ciao! Sono la fondatrice del blog letterario "Il pesciolino d'argento", amo profondamente i libri, l'arte e la cultura in generale.

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