L’educazione sentimentale – Gustave Flaubert
Sono talmente disperato! Dimmi, non ti sembra che sia tutto finito, ormai? Quando è venuta la Rivoluzione, io credevo che saremmo stati felici. Ti ricordi com’era bello, come si respirava bene? Ma adesso, eccoci ricaduti più in basso di prima.
Fallire, ancora e ancora
L’educazione sentimentale è il romanzo del fallimento di una generazione, nutritasi di ideali romantici e scontratasi poi con la realtà, mediocre e borghese.
Ogni ideale viene frustrato: l’amore, la gloria, perfino la Rivoluzione. Ciò che si è sognato in gioventù si è perso. Tale pensiero è perfettamente sintetizzato nella frase sopra citata, espressa da un personaggio minore che aveva riposto una sconfinata fiducia negli ideali di uguaglianza e fratellanza della rivoluzione del 1848: “io credevo che saremmo stati felici, ma eccoci ricaduti più in basso di prima.” Ed è questa anche l’opinione di Federico Moreau, il protagonista del romanzo: sul finire del racconto, tirando le somme della propria vita, conclude che, dopo un paio di ragazzate fatte durante l’adolescenza, “non ha mai avuto niente di meglio dopo”.
C’è chi si droga di letteratura
Ma facciamo un passo indietro: chi è Federico Moreau? È un giovane di vaghe ambizioni artistiche e sociali, che si innamora perdutamente e disperatamente di una donna già sposata, Madame Arnoux.
Federico tenterà di conquistarla, con galanteria e dolcezza, senza rinunciare nel frattempo ad altre avventure amorose, sostando ora nel salotto di borghesi di successo, ora in quello di rivoluzionari, ora in quello di una prostituta.
Federico, pur avendo un obiettivo, è un personaggio debole e mediocre, che si nutre di ideali letterari senza riuscire ad applicarli nella vita quotidiana, e proprio in questo somiglia così tanto al suo corrispettivo femminile, Madame Bovary, protagonista di un altro omonimo romanzo flaubertiano. D’altra parte, non poteva essere altrimenti: per Flaubert i sogni e gli ideali possono essere realizzati solo nell’arte, non nella vita reale, così soggetta alle convenzioni sociali e al declino.
Federico Moreau è dunque un protagonista che manca di eroismo e di decisione, ma non è questa sua debolezza a condannarlo alla delusione: L’educazione sentimentale è un romanzo costellato di personaggi, e Flaubert mostra come anche i più agguerriti, quelli che già da giovanissimi rivelano decisione, polso, tenacia, e un piano ben delineato per raggiungere il proprio obiettivo, sono soggetti alla sfortuna, alla frustrazione.
L’autore smonta dunque una tradizione letteraria fatta di eroismo, imprese e audacia; la realtà schiaccia ogni velleità.
La voglio tanto che la rifiuto
La letteratura ha per secoli alimentato le fantasie degli uomini, fino a provocare, come è accaduto per Don Chisciotte, un’alienazione: la vita quotidiana ci va stretta, non ci soddisfa, ci è insufficiente, ma tale rimane, e imporvi gli ideali letterari è deleterio.
E deleterio è infatti per Madame Bovary, che ricorre infine al suicidio (non il classico romantico suicidio letterario, però: si ucciderà infatti a causa dei debiti), mentre invece Federico Moreau sventa per poco la delusione più completa: quando, finalmente, Madame Arnoux si offre al suo desiderio, egli rifiuta. Nega a sé stesso la possibilità di consumare quell’amore tanto a lungo accarezzato, perché improvvisamente realizza che la donna amata non è più bella e giovane come un tempo: il terrore che il congiungimento carnale possa non essere all’altezza dei suoi sogni lo atterrisce, lo fa indietreggiare e rinunciare.
Può apparire ridicolo che non abbia colto l’occasione che cercava da anni, ma bisogna sempre tener presente che la generazione ritratta nel romanzo anela all’amore malinconico e spirituale, non al mero soddisfacimento carnale, che non ha valore se non accompagnato dal primo. Forse per molti ad oggi incomprensibile.
Questa è dunque la morale, il fine ultimo dell’educazione sentimentale che la vita ha impartito a Federico: vita e ideali viaggiano su binari paralleli, la vita corrompe e contamina gli ideali, gli ideali impediscono di godersi la vita per quello che è, lasciando che ci sfugga dalle mani mentre aspettiamo vanamente che arrivi il “momento giusto” e la felicità ad esso correlata.
Ah ma non è un’invenzione
Una morale che Flaubert ha appreso da tempo, e di fatti, a dispetto del suo tipico stile impersonale, è possibile identificare ne L’educazione sentimentale un’autobiografia: ci fa infatti notare Giovanni Giudici, il quale ha curato la prefazione al romanzo per la Garzanti, che l’amore di Federico e Madame Arnoux ha un preciso riscontro nella passione nutrita dall’autore per Élisa Schlesinger, sposata a un editore di musica.
Uno stile che è quindi impersonale, ma non impassibile e indifferente. E altrettanto, non può lasciar impassibili i suoi lettori: L’educazione sentimentale è uno di quei romanzi come non se ne scrivono più, che leggono nel cuore dell’umanità, e che sono destinati ad essere, per sempre, il vademecum dell’animo umano, dei suoi moti, dei suoi slanci, delle sue sofferenze
Buona lettura!