La moglie del santo – Corrado Occhipinti Confalonieri

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IL GIUDIZIO:

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Corrado l’ascoltava rapito. L’ispirazione delle parole di Eufrosina, dettate solo dall’amore puro verso di lui, gli dava ancora più forza per amare Dio. Avvertiva addosso una grande responsabilità. Anche il cammino della moglie era nelle sue mani. Eppure il carico in realtà gli sembrava leggero: lei credeva totalmente in lui e nella sua fede.

Belli, impegnati, medievali

Corrado ed Eufrosina, due anime unitesi nella Piacenza della prima metà del Trecento. Lui guelfo, lei ghibellina, si sposano per l’amore che da subito nasce fra loro.
Due ragazzi nel fiore degli anni, belli, innamorati, e con ingenti ricchezze tra le mani: questo sarebbe normalmente in tanti altri romanzi rosa la fine, l’epilogo della storia, ma ne La moglie del santo rappresenta invece l’inizio. Si starà chiedendo il mio pubblico di lettori, cosa può aver mai intaccato il felice idillio di Corrado ed Eufrosina, forse un Don Rodrigo? La perdita dei fruttuosi possedimenti terrieri? In realtà nulla di tutto questo. La causa della separazione (solo fisica, mai spirituale) dei due giovani amanti è data dal malessere, dall’irrequietudine innata di Corrado.

Qualcosa di più

Corrado è un personaggio estremamente sfaccettato, e interessante: ha tutto, il benessere economico, l’amore, l’affetto dei parenti, ma non riesce a darsi pace, sempre smanioso di ottenere qualcosa in più, nuovi trofei, nuovi consensi, nuovi successi; che immancabilmente gli lasciano un senso di vuoto, di caducità. Corrado brama di sentirsi completo, e invece si sente sempre più vuoto. Questo, fino a quando non ha una visione, e realizza che la completezza a cui aspira può essere raggiunta solo attraverso la liberazione dalle cose vane ed effimere. Si spoglia dei beni, dei privilegi, delle comodità, e baratta il tutto con un saio cencioso, incamminandosi verso la spiritualità e la meditazione.

Ma questa non è solo la storia di San Corrado, è soprattutto (come d’altronde ci suggerisce il titolo) quella di sua moglie, Eufrosina. L’autore, discendente di questa nobile famiglia piacentina, ha voluto dare il giusto spazio a questa figura femminile, affiancandola spesso a quella di Santa Chiara: troppo spesso relegate nell’ombra, Eufrosina e Chiara sono state invece determinanti, sostenendo con forza e fierezza i percorsi mistici rispettivamente di San Corrado e San Francesco. Proprio per questo, ho molto apprezzato il romanzo: ci viene raccontato l’amore vero, autentico, quello che non aspira a null’altro che alla felicità dell’amato, respingendo la bramosia, la sete di possesso, l’appagamento dei propri desideri egoistici.

Eccezionormale

La storia che l’autore ci presenta non è di tipo agiografico: parla di un santo, sì, ma presentandolo come un uomo comune. Corrado infatti è un uomo eccezionale, ma debole come tutti: ha conati di vomito quando deve lavare le tuniche dei derelitti malati, soffre per i parenti che gli hanno voltato le spalle, si aggrappa con tutte le sue forze al ricordo di Eufrosina, sentendone molto la mancanza. E come uomo dalle debolezze comuni e umane, ha bisogno di qualcuno che lo incoraggi, di una mano e una voce amica.
Proprio nel narrare l’intimo bisogno dell’essere umano di confidarsi e appoggiarsi alla sua anima gemella, vi è la tenera e carezzevole bellezza del romanzo.

Merita assolutamente di occupare un posto nella vostra libreria, buona lettura!

Sara

Ciao! Sono la fondatrice del blog letterario "Il pesciolino d'argento", amo profondamente i libri, l'arte e la cultura in generale.

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Una risposta

  1. Corrado Occhipinti ha detto:

    Grazie di cuore per la tua brillante recensione.