Io, Caterina – Francesca Riario Sforza

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IL GIUDIZIO:

caterina sforza

Ecco in cosa era diversa Caterina rispetto alle altre donne, nobili o del popolo che fossero: possedeva una spinta virile, che non aveva connotati né maschili né femminili, ma sempre orientata verso un senso alto dell’esistenza.

Carta d’identità

Caterina Sforza: figlia del duca di Milano, nipote del papa, signora di Imola e contessa di Forlì, madre del capitano Giovanni dalle Bande Nere, amante generosa, guerriera indomita, talentuosa alchimista. Una vita racchiusa nella seconda metà del Quattrocento, quando le donne erano tagliate fuori dai campi di battaglia e dagli intrighi politici. Ci troviamo al cospetto di uno dei personaggi più interessanti della storia italiana e mondiale, e questo libro ce ne fornisce una miriade di dettagli, che fanno sì che il fantasma di questa donna formidabile si spogli del suo mito, e si rivesta di fattezze terrene e più umane.

Romanzo realistico

È infatti questo ciò che più mi è piaciuto del romanzo: i personaggi storici sono connotati da un forte realismo, e attraverso gesti ed espressioni peculiari sembrano prender vita. Riusciamo a prendere così confidenza con Leonardo da Vinci, narcisista e vanesio, e con il goffo Machiavelli: i loro difetti li rendono incredibilmente concreti e vicini a noi, nonostante i secoli di distanza.

Come per questi personaggi secondari, così per la protagonista, che nonostante sia l’eroina del romanzo non viene affatto tratteggiata come una donna perfetta e senza macchia: è una donna intelligente, ma che non esita a adoperare la propria astuzia per favorire un ragazzo arrogante di cui è invaghita; è coraggiosa, ma trema come tutti gli altri al rumore delle cannonate; è generosa con il suo popolo e attenta ai suoi bisogni, ma la sua vendetta non conosce pietà.
Il ritratto che ne emerge è affascinante e conturbante allo stesso tempo, e se ne rimane avvinti.

Questione di stile

Oltre alla trama e alla caratterizzazione dei personaggi, anche lo stile dell’autrice merita menzione e lode: lo stile narrativo si alterna continuamente a quello più asciutto e rapido della storiografia, in modo tale che si possa gustare la trama venendo man mano a conoscenza di utili e interessanti dettagli ed eventi storici. Un libro di non solo intrattenimento, dunque, ma anche un’occasione per imparare molto su una parentesi storica spesso lasciata nell’oblio (infatti quasi nulla sapevo della storia politica di Forlì).

Frutto dell’attenzione scrupolosa dell’autrice per ogni singolo dettaglio, sono le descrizioni delle prodigiose ricette erboristiche messe a punto da Caterina nel corso della sua vita: che si tratti di schiarire i capelli, o di curare la sifilide, la signora di Imola ha una soluzione. Affascina il modo meticoloso in cui vengono riportate le dosi delle parti e le tecniche per miscelarle, che ci fanno comprendere la vena sperimentatrice di Caterina, la sua fame di conoscenza e il suo orientamento “verso un senso alto dell’esistenza”. Proprio questo lato del suo carattere la porterà a collaborare con il geniale Leonardo da Vinci in un progetto straordinario, così all’avanguardia da risultare anacronistico: quello dell’Imago Lux.

Per concludere

Ma non potrei dirvi altro senza togliervi il gusto della sorpresa. Basti dunque sapere di avere davanti un libro dove storia e narrazione si combinano in maniera vincente, per parlarci di un personaggio fuori dagli schemi ma straordinariamente umano, con grandi virtù e, soprattutto, grandi debolezze.

Vi consiglio di non perdervelo, buona lettura!

Sara

Ciao! Sono la fondatrice del blog letterario "Il pesciolino d'argento", amo profondamente i libri, l'arte e la cultura in generale.

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