Il giardino dei Finzi-Contini – Giorgio Bassani
Lo intuiva benissimo: per me, non meno che per lei, più del presente contava il passato, più del possesso il ricordarsene. Di fronte alla memoria, ogni possesso non può apparire che delusivo, banale, insufficiente… Come mi capiva! La mia ansia che il presente diventasse «subito» passato perché potessi amarlo e vagheggiarlo a mio agio era anche sua, tale e quale. Era il «nostro» vizio, questo: d’andare avanti con le teste sempre voltate all’indietro.
Il mio nome?
Non c’è miglior estratto che possa sintetizzare un libro dedicato alla Memoria.
Il romanzo è scritto in prima persona dal protagonista-narratore, di cui non ci viene mai detto il nome: egli non è altro che un mezzo, attraverso i cui ricordi conosciamo il personaggio intorno al quale ruota veramente il racconto, Micòl, una biondissima ragazza ebrea, vivace e anticonformista, proveniente da una famiglia ricca.
L’io narrante non si sofferma molto su se stesso, analizzandosi con lucidità e oggettività, ma parla invece come se stesse rievocando un ricordo doloroso, dando voce alle immagini dettagliatissime che si affollano nella sua mente, cercando però di non turbarsi, di non piangere ancora.
Per adulti
Così lo stile, a causa del quale desistetti dal terminare il libro anni fa, è a tratti freddo e non molto fluente soprattutto all’inizio, il discorso è spesso interrotto dall’aggiunta di dettagli, come se la memoria facesse luce su tante piccole minuzie che si pensava di aver dimenticato per sempre; tuttavia, una volta compreso lo stato d’animo con cui il narratore ci racconta la storia, questo stile avvince e se ne coglie la dimensione lirica, restando con il fiato sospeso leggendo delle vicende del protagonista e di Micòl.
Ci troviamo a Ferrara in pieno fascismo: le famiglie ebraiche che avevano partecipato attivamente alla storia del proprio Paese sono adesso tagliate fuori dalla società, ed emarginate a causa delle leggi razziali; si stringono quindi ancora più tra loro, e in questo clima di solidarietà il protagonista stringe amicizia con i figli dell’illustre e aristocratica famiglia dei Finzi-Contini. Tutto il romanzo è quasi da considerarsi come un viaggio, dalla periferia, al giardino dei Finzi-Contini, all’interno della loro casa, nella stanza di Micòl: è tuttavia un viaggio durante il quale non si giunge mai a destinazione, ci si muove in vista di un obiettivo, ma all’ultimo quell’obiettivo si sottrae, o viene sottratto, e non resta che contemplare il ricordo, ormai già appartenente al passato.
Mito privato
Micòl smette così di essere la classica ragazza di cui ci si è invaghiti per qualche stagione, ma, proprio perché inghiottita dalla Storia, proprio perché si è sottratta al volgare possesso, diventa un ricordo mitico del nostro narratore, che può così continuare ad amarla e vagheggiarla “a suo agio”, in eterno.
Buona lettura!
Un bellissimo libro! Magari fosse uscito al mio esame di maturità!
ma che meraviglia deve essere questo romanzo, mi ricorda un po’ me da ragazza, quindi sicuramente lo leggerò