Il caffè delle donne – Widad Tamimi
Ora so cosa ostacola l’incontro delle tue identità, ora so cosa le tiene lontane. Ma non si tratta di Occidente e Medio Oriente, non si tratta di Islam e non Islam, arabo oppure altro. C’è un mondo ideale che sta troppo in alto, e uno reale che ti riempie di delusioni.
Questa o quella?
In vista delle vacanze natalizie, ho voluto leggere un libro scorrevole e dinamico, che non intaccasse l’atmosfera spensierata che il Natale porta con sé. Ho colto dunque l’occasione quando ho visto questo libro in vendita, su una bancarella di testi usati.
Il caffè delle donne è il libro d’esordio di Widad Tamimi, figlia di un profugo palestinese fuggito dall’occupazione israeliana del 1967 e di una donna ebrea; cresce in Italia, a Milano. Tamimi è una donna dunque figlia di diverse culture, e probabilmente per tanto tempo ha fatto fatica a scegliere in quale identificarsi.
Proprio questo conflitto interiore è l’argomento intorno al quale si dipana la trama del libro, ed è facile accostare l’autrice e le sue esperienze a quelle della protagonista, Qamar: ella infatti è figlia di una italiana, femminista e indipendente, e un giordano, che ormai ha fatto carriera in Occidente. Ma ogni estate abbandona la grigia Milano per immergersi nel calore del deserto, rifugiandosi tra le braccia delle zie e dei nonni paterni: qui passa giornate spensierate e felici, che la fanno legare molto a questa terra arsa dal sole. Ma la gioia si incrina quando Qamar compie quattordici anni: non è più una bambina, e deve scegliere se vivere come una donna araba o se abbracciare completamente la cultura occidentale. Qamar si allontana quindi dalla sua amata Giordania, e per anni non vi fa ritorno, fino a quando un aborto e la tristezza che ne consegue la costringono a fare pace con il suo passato.
Con lucida calma
Iniziamo subito con le caratteristiche che più ho apprezzato del libro: innanzitutto un grande pregio è il modo innovativo con il quale ci si approccia alla cultura del Medio Oriente. In seguito al successo di Khaled Hosseini, gli scaffali delle librerie si sono riempiti di libri con protagoniste donne che affrontano a testa alta il maschilismo mediorientale: Hosseini ha portato all’attenzione mediatica un mondo culturalmente a noi molto lontano, e la prima reazione occidentale è stata quella di guardare con compassione alle povere mogli sottomesse in quei posti così esotici.
Ne Il caffè delle donne invece Qamar non affronta nessuno: quando il suo mondo giordano non è più compatibile con le trasgressioni tipiche di un’adolescente occidentale, allora Qamar si allontana. Non tenta di cambiare e rivoluzionare quel mondo, non crede che ogni donna che porta il velo sia infelice e maltrattata; Qamar ci racconta pregi e difetti del Medio Oriente con gli occhi pieni d’amore di chi vi ha vissuto e ha corso felice per quelle aride strade, non con lo sguardo di chi crede di aver a che fare con poco più di uomini primitivi.
Maternità
Questo modo originale di guardare a una cultura diversa dalla nostra, si intreccia con un altro tema, altrettanto protagonista del libro: quello della maternità. Qamar è felice con il suo compagno, e decisa a mettere su famiglia, ma, ahimè, la natura non asseconda il suo volere: il suo grembo è infertile.
Dopo aver perso il suo bambino, Qamar cade in depressione: trovo molto acuta la sensibilità dell’autrice, che ben descrive l’amarezza di una madre dopo l’aborto, il distacco dal proprio compagno che non riesce a comprendere fino in fondo la tragedia, il bisogno di allontanarsi da tutto, e infine la speranza accesa dalla possibilità di adottare. L’autrice dedica ampio spazio al tema della maternità, e in molti punti mi ha portato a una forte commozione: è questo sicuramente il punto forte del libro.
C’è qualche pagliuzza
Passiamo ora a ciò che invece non mi ha convinto: semplicemente, era necessario qualcosa in più. La trama è dinamica, ma spesso i personaggi risultano un po’ piatti: perfino la stessa protagonista è un personaggio che a volte ci risulta incomprensibile, e perfino odioso, in quanto non si riesce ad entrare completamente in empatia con lei: ha, per esempio, una cotta per un suo cugino giordano durante l’adolescenza, se ne dimentica rapidamente per anni, per poi desiderarlo disperatamente e senza motivo anni dopo. Come ho già detto, una caratteristica che rende particolarmente apprezzabile questo libro è il modo in cui si guarda al mondo arabo, e proprio per questo motivo sarebbe stato opportuno indagare più a fondo il modo di vivere delle donne mediorientali e il loro rapporto con gli uomini.
Infine, il punto che assolutamente più di tutti andava approfondito era il motivo del conflitto interiore di Qamar, della lotta eterna tra la sua identità occidentale e araba: Qamar, come tante altre persone figlie di due culture diverse, e come tanti altri che invece non lo sono, non riesce a conciliare l’idea del mondo fantastico nel quale è cresciuta da piccola, con quello che invece affronta da adulta ogni giorno. È, questo, un tema sul quale autori come Pascoli hanno scritto fiumi di parole, e vederlo liquidato in così poche righe (esattamente in quante riportate sopra tra virgolette all’inizio di questo articolo) dispiace molto, perché avrebbe fatto la differenza, distanziando parecchio Il caffè delle donne dai soliti romanzi da bancarella sul Medio Oriente.
Considerazioni finali
Traendo le conclusioni, posso dunque dire che questo romanzo mi è piaciuto, e consiglio il libro e l’autrice per la sua originalità; ma la sensazione che mi rimane al termine del libro non è quella dell’appagamento, bensì quella della fame: non credo che questo romanzo si sia sviluppato al pieno delle sue potenzialità.
Sono, adesso, molto curiosa di leggere i libri più recenti dell’autrice, per vedere se ha affinato le sue abilità letterarie.
Buona lettura!
Che bella questa recensione. Sei riuscita ad stuzzicare la mia curiosità. Ho letto Hosseini e quindi con piacere vorrei provare a leggere “Il caffè delle donne” che potrebbe aiutarmi a cogliere con rinnovata curiosità le sfaccettature di un mondo così lontano ma anche vicino.
Maria Domenica