Educare a distanza – Paolo Vittoria

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IL GIUDIZIO:

educare a distanza saggio di paolo vittoria edito da marietti

Ora, la questione è trasformare l’emergenza in opportunità, perché dove c’è un rischio, c’è anche un’occasione.

Una nuova normalità

Nei mesi passati, il coronavirus ha costretto a ripensare la didattica tradizionale, obbligando a rinunciare al contatto diretto fra insegnanti e alunni. La cosiddetta “didattica a distanza” è stata al centro di numerosi dibattiti e polemiche: con l’avvento della quarantena, in generale si sono diradate le relazioni fisiche e molto rapporti sociali dalla forma ormai consolidata hanno tentato di stabilire un nuovo equilibrio online.
Certo, nel caso della scuola, presentarsi ogni giorno in aula, potersi confrontare con i propri compagni di classe, intervenire durante le spiegazioni dei professori e chiedere delucidazioni, sono tutti tasselli di un’importantissima routine che si è sfaldata in maniera totalmente inattesa, da un giorno all’altro.

In tali circostanze, la didattica a distanza si è rivelata una sostituta della didattica consueta assolutamente non all’altezza: connessioni instabili e improbabili soluzioni per svolgere esami su Skype, hanno reso la vita degli studenti negli ultimi mesi davvero difficile.

Ora che le lezioni sono ricominciate e tornate a svolgersi dal vivo, l’esperienza della didattica a distanza appena vissuta rischia di tramutarsi in un lontano e superfluo ricordo, da cui non imparare nulla.
Per evitare questo, Paolo Vittoria, professore di pedagogia all’Università di Napoli, ha raccolto in un unico libro diversi spunti di riflessione, interrogando Marino Sinibaldi, Roberto Farné e Simone Pieranni sul futuro della didattica e sulla sua possibile evoluzione tecnologica.
Gli autori intervistati, d’altronde, sono stati scelti con perizia, poiché tutti hanno fatto, in un modo o nell’altro, della comunicazione il proprio mestiere.

Non solo musica

Il primo a essere intervistato è Marino Sinibaldi, giornalista e direttore di Radio3. È anche l’ideatore di “Radio Scuola”, un progetto che mette a disposizione di insegnanti e studenti delle lezioni integrative, utili per lo studio e l’apprendimento dell’ampio programma scolastico.
Marino Sinibaldi riflette proprio sull’importante ruolo che la radio ha avuto nella vita degli italiani. Oggi siamo abituati ad associare la radio a un po’ di buona musica ascoltata distrattamente in macchina, in passato invece è stata l’artefice di un eccezionale processo di democratizzazione culturale.

Quando ha iniziato a diffondersi la radio, negli anni Trenta del secolo scorso, almeno il trenta per cento della popolazione italiana non sapeva né leggere né scrivere e quel nuovo strumento ha quindi consentito di fare esperienze precluse a molti, per esempio entrare in una sala di concerto e ascoltare la musica senza per forza comprare un biglietto o avere un abito adeguato.

Alberto Manzi, un maestro rivoluzionario

La didattica a distanza insomma non è di certo un’invenzione recente, anzi. A rinforzare questa tesi è Roberto Farné, laureato in Pedagogia e attualmente professore ordinario all’Università di Bologna. Dedito in particolar modo allo studio del rapporto fra educazione e media, in questo libro prende parola per presentare una delle figure più rilevanti della storia della televisione italiana: Alberto Manzi.
Noto per aver condotto il programma Non è mai troppo tardi negli anni Sessanta, in cui insegnava agli italiani di ogni età le basi grammaticali della nostra lingua, Alberto Manzi fu un maestro formidabile, empatico e dal metodo pedagogico accattivante, dal quale si può ancora imparare molto per tenere viva l’attenzione degli studenti, spesso poco stimolati e mal disposti all’ascolto.

Io credo che il peggior insegnante non sia quello autoritario, ma quello noioso.

Social: solo lati positivi?

In Educare a distanza tuttavia si tratta anche del “lato oscuro” della didattica digitalizzata, della tecnologia e della trasmissione di informazioni affidate ai social: molto interessante è l’intervento di Simone Pieranni, giornalista de Il Manifesto, che illustra il modo vigilante, coercitivo e soppressivo con il quale uno stato autoritario come la Cina sfrutta la tecnologia per esercitare pieno controllo su insegnanti e studenti.

Poi la Cina garantisce un grande benessere alla popolazione che, per lo più, accetta di buon grado di rinunciare ad alcuni diritti in cambio della qualità della vita. Anche per questo la Cina diventa rischiosamente un modello da seguire: è uno Stato autoritario non basato sulla polizia di strada, ma principalmente sul controllo di dati.

Evolversi a ogni costo

La quarantena, si potrebbe dire, ha colto la scuola impreparata: ancora legata a un modello di insegnamento tradizionale e un po’ vetusto, il passaggio obbligato a una didattica a distanza ha creato più di qualche disagio. Tuttavia, come giustamente sostiene Marino Sinibaldi, è ora di sfruttare l’emergenza e di trasformarla in un’opportunità, e di dare al sistema educativo italiano la possibilità di fare un salto in avanti (con la dovuta consapevolezza, come ci ricorda Simone Pieranni). D’altronde, il grandioso successo di divulgatori come Alessandro Barbero (definito ironicamente, proprio grazie alla sua popolarità, un “influencer”) dimostra il bisogno di un ampio pubblico di studenti, giovani e meno giovani, di un maestro carismatico, che bocci lo studio sterile e mnemonico, eseguito ai soli fini delle interrogazioni.
I tempi sono maturi dunque per portare una sferzata di novità non solo nelle scuole ma anche nei media, magari sottraendo un po’ di spazio agli innumerevoli reality show. E per tale scopo Educare a distanza è un perfetto e illuminante vademecum.

Buona lettura!

Sara

Ciao! Sono la fondatrice del blog letterario "Il pesciolino d'argento", amo profondamente i libri, l'arte e la cultura in generale.

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7 risposte

  1. Evelina ha detto:

    Una lettura ricca di spunti di confronto anche verso altre realtà differenti da noi, ma sarebbe interessante poter sottolineare anche il diverso approccio fra Italia e Paesi Nordici, non sono con la Cina. Di falle ne ho viste parecchie e vissute in prima persona purtroppo.

  2. Giusy Loporcaro ha detto:

    Sicuramente un tema attualissimo e che divide le filosofie di pensiero.
    Grazie per il suggerimento di lettura!

  3. Mara ha detto:

    La didattica a distanza ha, secondo me i suoi pro ed i suoi contro, come tutte le cose…specie nelle famiglie povere non è sempre realizzabile…andrebbe strutturato l intero paese in tal senso

  4. flavia ha detto:

    Ho fatto proprio durante il lockdown un corso molto interessante sulle possibilità della informatizzazione della didattica. Ormai è innegabile che internet, i social e i computer siano degli strumenti da integrare anche nei percorsi di apprendimento. Cosa che avveniva già da tempo in altri paesi e ancora troppo poco in Italia

  5. Maria+Domenica ha detto:

    Io sono un’insegnante ed ho affrontato anch’io lo scoglio della dad, sicuramente utile nei suoi intenti ma con tantissime pecche. Per questo vorrei leggere “Educare a distanza”. Credo possa tornarmi utile.
    Maria Domenica

  6. Isabella ha detto:

    Ho superato da un po l’età scolastica e non ho figli. Quindi non ho avuto un esperienza diretta su come si é evoluto il mondo della scuola sotto la pandemia. Trovo la tematica di questo libro di grande attualità.

  7. M.Claudia ha detto:

    Un libro, che parla di un tema d’assoluta attualità che non conoscevo e che sarà interessante leggere.