Doppio sogno – Arthur Schnitzler

Ti piace? Condividilo!
IL GIUDIZIO:

doppio sogno romanzo di arthur schnitzler edito da adelphi edizioni

Solo ora, compiuto il lavoro quotidiano, poiché la bambina era andata a letto e non si aspettavano più di venire comunque disturbati, riaffiorarono i fantasmi del ballo in maschera, il melanconico sconosciuto e le figure in domino rosso; e quegli avvenimenti irrilevanti furono ad un tratto magicamente e penosamente avvolti dall’ingannevole parvenza di occasioni perdute.

Il sosia di Freud

Freud evitò per lungo tempo un aperto confronto con Arthur Schnitzler, nonostante il padre della psicanalisi nutrisse grande stima per l’autore viennese. Ciò che frenava Freud era il “Doppelgangerscheu”, ovvero la paura del “sosia”: Freud e Schnitzler erano entrambi membri della borghesia viennese, erano ebrei, medici, scrittori, intellettuali decisi a fare chiarezza sulla psiche umana.

Chi abbia influenzato chi non è ancora chiaro; ad ogni modo Schnitzler, al pari di Freud, indagò con lucidità sui moti inquieti e inquietanti della psiche umana.

Sogno a occhi chiusi

La novella Doppio sogno è un’applicazione letteraria delle sue intuizioni. La trama si apre con una normale coppia della borghesia viennese, di ritorno dalla festa in maschera di Carnevale. Fridolin e Albertine, questi i nomi dei due coniugi, si confidano giocosamente le avances ricevute durante il ballo. Le punzecchiature innocenti celano però qualcosa di più grave, cioè il desiderio strisciante di evadere dalla quotidianità dal matrimonio, lasciandosi andare ai piaceri, alle tentazioni, alle occasioni che potrebbero non tornare più. Un desiderio in netto contrasto con il valore della fedeltà e che disintegrerebbe il quadretto della famiglia borghese felice, se fosse esaudito. La contraddizione fra la morale e gli impulsi reconditi è evidente nella confessione di Albertine, la quale rivela a Fridolin l’invaghimento avuto nella precedente estate per un giovane danese:

Me ne stetti tutto il giorno trasognata sulla spiaggia. Se mi avesse chiamata – così pensavo – non avrei potuto resistergli. Ritenevo di essere pronta a tutto; mi credevo pressoché decisa a sacrificare te, la bambina, il mio avvenire e allo stesso tempo – puoi capirlo? – mi eri più caro che mai.

Le intime confidenze non avvicinano i due sposi, in realtà li allontanano, rendendoli estranei fra loro. Nel mezzo della notte, la conversazione è però interrotta da una chiamata per Fridolin: è un paziente. Fridolin, medico, accorre al capezzale del suo paziente, avventurandosi nella buia città: e da questo momento in poi inizia per Fridolin e Albertine un viaggio onirico, attraverso le pulsioni più represse dell’inconscio.

Albertine fa il primo passo del suo viaggio addormentandosi: totalmente staccata dalla vita vigile, si lascia andare a un sogno in cui giace con il giovane danese, mentre il marito continua a esserle fedele, disposto a farsi crocifiggere pur di non tradirla.

Sogno a occhi aperti

Fridolin, invece, si attarda prima con Marianne, la figlia del suo paziente, poi indugia per strade disabitate e frequentate solo da prostitute. A un certo punto riesce a imbucarsi a un ballo orgiastico in maschera, durante il quale viene però notato e cacciato via. Per evitare che Fridolin venga punito, una splendida donna mascherata si offre di sacrificarsi al posto suo.

Dopo il tragico sacrificio (ma non sapremo mai se la donna è stata uccisa), Fridolin torna finalmente a casa e ascolta il sogno di Albertine. L’alienazione fra i coniugi è massima, tanto che faticano a riconoscersi:

[Fridolin] Si chinò sulla sua fronte, che subito s’aggrottò come se l’avesse toccata, i suoi tratti si deformarono stranamente; e all’improvviso, sempre nel sonno, scoppiò in una risata così stridula che Fridolin si spaventò. Istintivamente la chiamò per nome. Come per risposta ella rise di nuovo in modo del tutto strano, quasi sinistro. Fridolin la chiamò ancora una volta e più forte. Ora Albertine aprì gli occhi, lentamente, a fatica, e lo guardò fisso, come se non lo riconoscesse.

Tale alienazione non porta però a un punto di rottura. Come un pendolo, che dopo aver raggiunto un estremo torna indietro, così Fridolin e Albertine, dopo la folle notte, iniziano a ricongiungersi. Fridolin vuole scoprire la vera identità della donna che l’ha salvato durante il ballo, ma dopo diversi tentativi si rende conto che per tutto il tempo l’ha immaginata con le fattezze di Albertine. Dunque Fridolin e Albertine hanno fatto lo stesso “sogno”: entrambi si sono lasciati andare al desiderio di trasgressione, pretendendo però sempre da parte del coniuge un’incondizionata fedeltà, fino al sacrificio.

Il doppio sogno, anziché allontanarli ancora di più, è stato catartico: gli sposi si ricongiungono, lieti di essere usciti incolumi dalle loro avventure, “da quelle vere e da quelle sognate”.

Odissea nel medioconscio

Chi ha una vena romantica non può lamentarsi: Doppio sogno ha un finale lieto, nonostante Schnitzler fosse fondamentalmente un pessimista.
Non è un caso. Fridolin e Albertine non diventano completamente succubi dei loro impulsi a causa di alcune particolari idee di Schnitzler in merito all’inconscio. Schnitzler, al contrario di molti psicanalisti coevi, non credeva che la soglia dell’inconscio fosse tanto vicina, anzi postulava l’esistenza di un limbo fra il conscio e l’inconscio, attraverso cui “gli elementi salgono ininterrottamente verso il conscio o precipitano nell’inconscio”. Schnitzler chiamò questo limbo “medioconscio”.

Nella prima parte della novella, Fridolin scende appunto nel medioconscio (sveglio, a differenza di Albertine) e si muove nella notte in un’atmosfera apparentemente irreale, onirica:

Dopo quello spiacevole incontro con gli studenti gli sembrava di essere un reietto, uno sbandato… […] dopo la conversazione serale con Albertine si stava allontanando sempre più dalla normale sfera della sia esistenza, addentrandosi in un altro mondo, lontano ed estraneo.

Nella seconda parte della storia, il percorso è inverso: dal medioconscio si risale al conscio, alla piena lucidità. D’altra parte, è significativo che la novella inizi con la notte e finisca con lo spuntare di un nuovo giorno.
Fridolin e Albertine riescono a “svegliarsi in tempo” e a salvarsi, tuttavia questa salvezza, ammonisce Albertine, non è per sempre:

Albertine prese la testa del marito fra le mani e l’attirò affettuosamente a sé. «Ma ora ci siamo svegliati…» disse «per lungo tempo».
Per sempre, voleva aggiungere Fridolin, ma prima ancora che pronunciasse quelle parole, lei gli pose un dito sulle labbra e sussurrò come fra sé: «Non si può ipotecare il futuro».

Ebbene, Schnitzler sfrutta l’analisi dei processi psichici per mostrare quanto le apparenze siano false, nient’altro che sottili strati sotto i quali palpitano impulsi e nevrosi pronti a emergere da un momento all’altro. Se si è fortunati, tutto sparisce entro una notte come appunto accade a Fridolin e ad Albertine, oppure, come succede a tanti personaggi pirandelliani, il più banale dettaglio scatena una serie di reazioni culminanti nella follia e nell’emarginazione sociale.

Le donne di Schnitzler

Inoltre, non è da trascurare il ritratto interessante che l’autore fa dei personaggi femminili, da sempre i più oppressi dalla morale pubblica. Albertine è inizialmente presentata come una madre premurosa e una moglie devota, un vero angelo del focolare:

E poiché anche Albertine si era accostata alla bambina, le mani dei genitori si incontrarono sulla fronte amata mentre i loro sguardi si scambiavano un tenero sorriso, che non era rivolto più solo alla bambina.

Poi però, come abbiamo capito, Albertine svela un lato conturbante: non è solo pronta a tradire il marito, è disposta anche ad abbandonare la bambina e la famiglia per seguire un uomo che le faccia provare un nuovo fuoco nelle viscere. Ride, mentre sogna la morte di Fridolin, nondimeno è capace di rientrare nel suo “personaggio”, perfettamente padrona dei propri istinti:

Quando [Fridolin] giunse a casa, abbastanza stanco ma con l’animo stranamente sollevato, il che gli sembrò per altro illusorio, Albertine e la bambina avevano già pranzato, ma gli fecero compagnia mentre mangiava. Colei che la notte l’aveva fatto tranquillamente crocifiggere gli sedeva di fronte, lo sguardo angelico, l’aspetto materno e da donna di casa […].

Lo stesso accade per Marianne, da tempo innamorata di Fridolin: dichiara sconvolta il proprio amore, ma poco dopo si siede a stringere le mani del suo fidanzato:

Improvvisamente era scivolata dalla sedia e giaceva ai piedi di Fridolin, abbracciò le sue ginocchia e vi premette contro il viso. Poi lo guardò con occhi spalancati, furiosi per il dolore e sussurrò ardentemente: «Non voglio andar via di qui. Anche se lei non ritornerà mai, se non la vedrò più; voglio vivere vicino a lei».
[…]
Fridolin ritornò col certificato di morte nella stanza dove i fidanzati, la mano nella mano, sedevano presso il letto del padre.

Siamo ben lontani dal personaggio di Emma Bovary, che disperatamente cercava di adeguare la vita ai propri sogni. Le donne di Schnitzler, ritratti fedeli delle madri e delle mogli borghesi dell’epoca, sono consapevoli dei loro desideri, ma ancor più lo sono del ruolo sociale che ricoprono.

Novità di stile

Doppio sogno racchiude in sé una storia coinvolgente e tematiche che toccano da vicino ogni uomo di là del tempo e dello spazio. Non è tutto: Doppio sogno si caratterizza anche per una particolare innovazione stilistica, che riguarda la voce del narratore. Schnitzler infatti è il primo autore di lingua tedesca ad avvalersi del flusso di coscienza per dare voce ai pensieri dei personaggi, armonizzandolo, come già nella novella Il sottotenente Gustl, con il classico e ottocentesco narratore in terza persona:

Si rallegrò di essere ancora vivo e, con ogni probabilità, ancora lontano da tutte quelle cose spiacevoli; era ancora nel pieno della giovinezza, marito di una donna amabile e attraente, si sapeva capace di procurarsi anche altre donne, solo che ne avesse avuto voglia. Certo, per uno svago del genere ci sarebbe voluto più tempo libero di quanto gli era concesso […].

E questo è tutto, lettori. In poche pagine, Schnitzler ha saputo offrire il ritratto di una società contraddittoria e repressa, ha saputo smascherare la vacuità delle relazioni ostentate e apparentemente idilliache, ha saputo descrivere l’atmosfera onirica che circonda le reali inquietudini sotterranee.
Ormai dovrebbe essere chiaro, Doppio sogno è un’opera breve e perfetta: a questo punto, una parola in più sarebbe di troppo. Pertanto, a me resta solamente di augurarvi una buona lettura!

Sara

Ciao! Sono la fondatrice del blog letterario "Il pesciolino d'argento", amo profondamente i libri, l'arte e la cultura in generale.

Potrebbero interessarti anche...

Che cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *