Attila l’Unno – Mirko Rizzotto

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IL GIUDIZIO:

attila unno

Milano, ex capitale dell’Impero d’Occidente, subì un pesante saccheggio, seguito da incendi e distruzioni; si narra l’episodio di Attila che, dopo essersi stabilito temporaneamente nel palazzo imperiale, vedendo dipinti un imperatore romano (forse Teodosio con i propri figli) che riceveva l’omaggio dei Goti prostrati, fece sostituire il volto dell’imperatore con un proprio ritratto, mettendo i Romani al posto dei Goti, nell’atto di versare oro ai suoi piedi.

Che siano gli altri ad imitare

Gli storici definiscono “imitatio imperii” quel fenomeno per il quale capi militari e re barbari (Franchi, Longobardi, Goti…) gradivano fregiarsi di titoli tipici della tradizione imperiale, facendosi chiamare “Flavius”, “dominus noster”, o addirittura “Augustus”.
La società complessa e sofisticata dell’Impero Romano risultava insomma attraente agli occhi di molte popolazioni barbariche, che quindi tentarono in parte di conservarla.

Ma, come si evince dal breve brano citato, non tutti si lasciavano accarezzare dal seducente fascino romano: la crudeltà e l’ostinazione di Attila nello schiacciare tutto ciò che ostacolava la sua egemonia, gli valsero l’appellativo di “Flagello di Dio”.

La mia patria è il mio cavallo

Mirko Rizzotto, eccezionale esperto di storia antica, ci propone una biografia di questo controverso ma interessante personaggio.
L’autore ci accompagna in un percorso che inizia proprio dall’origine del popolo di Attila, gli Unni, inizialmente semplici tribù nomadi, più fedeli al proprio cavallo che alla patria, sparpagliate per la steppa mongolica.

Mirko Rizzotto ci illustra alcune caratteristiche assolutamente affascinanti di queste tribù, il cui stile di vita è quanto di più lontano possa esistere da quello dei nostri avi europei. La straordinaria abilità nel cavalcare, l’utilizzo di archi compositi, il cui segreto della tecnica costruttiva ancor oggi appartiene solo ai pastori nomadi della Mongolia, e un’eccezionale resistenza al dolore, resero gli Unni dei temibili guerrieri, in grado di mettere in ginocchio intere città.

Una guida, finalmente

Gli Unni difettavano solo di una guida, di un comandante nella cui figura potessero riconoscersi e trarre forza: in questo senso, Attila l’Unno non è una banale raccolta di dati e fatti sulla biografia del Flagello di Dio, ma va oltre, raccontando anche la storia della “presa di coscienza” del popolo unno, che, ormai consapevole della propria identità e forza, lanciò al mondo un urlo di battaglia che fece tremare l’egemonia romana.

La personalità austera, aggressiva e orgogliosa di Attila diede un’identità alle tribù nomadi, che iniziarono a seminare terrore ovunque poggiassero piede. Sebbene l’Impero Romano fosse riuscito, come è noto, a respingere Attila presso i Campi Catalunici, non potè far nulla per fermare la catena di conseguenze a cui le violente incursioni unne avevano ormai dato origine: i Romani dovettero difendersi non solo dagli Unni, ma anche dai Goti e da altre popolazioni che, rimaste sfollate in seguito agli attacchi di Attila, chiedevano di riversarsi in massa entro i confini romani.
In tale ottica, la sconfitta di Adrianopoli, perpetuata dai Goti, mise in luce la debolezza dell’Impero Romano, che divenne ben presto il bersaglio di altre popolazioni barbariche, quali i Visigoti.

Gli ho solo dato una spallata

Attila, insomma, non distrusse direttamente l’Impero, ma mise in moto delle dinamiche che accelerarono il declino di quest’ultimo, cambiando gli equilibri dell’Europa di allora.

Perciò Attila è un personaggio che merita di essere approfondito andando oltre i banali stereotipi, e Mirko Rizzotto e il suo nuovo libro sono un’ottima guida per iniziare questo percorso di conoscenza.

Buona lettura!

Sara

Ciao! Sono la fondatrice del blog letterario "Il pesciolino d'argento", amo profondamente i libri, l'arte e la cultura in generale.

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